lunedì 1 luglio 2013

World War Z

Svariati anni fa' sono entrato in libreria per uno dei miei soliti giri di acquisto compulsivo.
Non ricordo che occasione fosse se ero lì per fare un regalo o per fare un giro, qualsiasi sia il motivo per cui entro in una libreria raramente ne esco a mani vuote.
Ad un certo punto un libro mi colpisce (non letteralmente!) Manuale per sopravvivere agli zombie di Max Brooks.


Penso si tratti di uno di quei manualetti per ridersi tipo quelli in cui ci si imbatte nella rete e che l'autore si sia scelto uno pseudonimo che suggerisca un collegamento con l'autore Mel.

Sbaglio su entrambi i fronti, Max è effettivamente il figlio di Mel e prima che vi venga in mente non è assolutamente uno che lavora solo grazie al nome del papy (non stiamo parlando di Jaden o Willow Smith) e il Manuale per sopravvivere agli zombie (d'ora in poi lo chiamerò solo "il Manuale" come la "Guida Galattica per autostoppisti" è semplicemente "la Guida"!) è davvero un manuale preciso e competente su come sopravvivere ai non morti. Vien da se che dopo aver letto e riletto il manuale non posso lasciarmi sfuggire il secondo libro dell'autore World War Z.



Qui una piccola digressione, molto spesso c'è nei fruitori di narrativa un forte pregiudizio verso certi generi e temi. Una specie di razzismo culturale che segrega generi o formati a prodotti infantili o comunque roba per bambinoni cresciuti. Esempi dei discriminati sono la fantascienza, i fumetti (o derivati) e naturalmente gli zombie.

Se siete arrivati fin qui e avete letto tutto questo probabilmente questi pregiudizi non li avete comunque lasciamo perdere gli altri due esempi e proviamo a concentrarci sui non morti.

Ultimamente gli zombie sono tornati fortemente alla ribalta grazie tra le altre cose anche a videogames e film che con questi hanno molti parallelismi in cui l zombie è solo una scusa splatter. Sparare allo zombie nella testa è una sorta di versione moralmente accettabile di uccidere la gente (tanta gente!) la paura che ci provoca lo zombie è quella di saltare fuori all'improvviso e cercare di morderci poco cambierebbe se al posto degli stessi ci fossero alieni o cani molto cattivi.

Ma in realtà dove nascono questi non morti? Padre degli zombie moderni è sicuramente Romero e lo zombie nei suoi film è carico di protesta sociale. Gli zombie di romero sono protesta contro l'omologazione, contro il razzismo, contro i militari ottusi e contro il capitalismo estremo (per fare qualche esempio.)

Lo zombie non spaventa perché esce urlano da dietro uno spigolo, spaventa perché è una massa inarrestabile a cui non ci si può nascondere. Una massa omologante che distugge o uccide tutto quello che non gli assomiglia o peggio lo assorbe. Lo zombie è il terrore della quotidianità stravolta che ci si rivolta conto, è qua figlia che cerca di mangiarti la faccia!
 Poi c'è l'altro aspetto, quello di chi rimane. In un film di zombie tra i più grandi pericoli per un sopravvissuto ci sono gli altri sopravvissuti. L'uomo bestia che non si unisce e famigliarizza nel momento del bisogno ma sciacalla e spadroneggia quando le regole e le condizioni della società spariscono.

Fine della digressione sui miei non morti preferiti, torniamo a World War Z.

WWZ non è un gran libro di zombie, WWZ è un gran libro.

Il libro è presentato come una raccolta di testimonianze post-belliche raccolte dall'autore per una relazione all'ONU.

L'autore intervista scienziati, astronauti, militari e cittadini comuni che sono sopravvissuti alla guerra mondiale contro gli zombie. Ognuno racconta una parte della storia della resistenza globale contro l'avanzata dei non morti, dalla pilota costretto ad un atterraggio di fortuna ai medici che per primi notarono l'insorgere della piaga ai sopravvissuti della battaglia di Yonkers che hanno dovuto loro malgrado scoprire l'inefficacia delle moderne tecniche di guerra contro il nuovo nemico.

La prima particolarità è che l'autore riesce a far percepire la coralità del racconto, se immaginiamo che ogni personaggio abbia una voce a volte capita di leggere romanzi in cui la sensazione è che la voce che c'è sotto sia sempre la stessa che tenta con falsetto e pessima recitazione di sembrare qualcun'altro. Qui invece la sensazione è che dietro ai vari racconti ci siano persone diverse.

Max Brooks s'è studiato i reportage post-bellici di guerre reali per poter imprimere uno stile verosimile al resoconto.



Infine si vede che Max è uno che ogni tanto si perde nei suoi pensieri: Non so se vi è mai capitato di lasciare la vostra mente vagare sulle possibili ripercussioni di premesse assurde, a me capita e sicuramente capita all'autore se no non si spiegherebbero certe idee incredibilmente originali come cosa ne sarebbe dell'economia in un mondo post-apocalisse zombie?

Insomma il libro parte da un punto di vista originale e ci regala una serie di racconti di fuga, di guerra di riscossa ma pure drammi, economia, comunicazione e politica e merita di essere letto.

Ora con queste premesse capite quanto possa essere difficile trasporre un film del genere in pellicola. Comunque Hollywood ha deciso di farlo e io ho deciso di andarlo a vedere.



Quindi ieri sera mi sono infilato una bella maglietta a tema, mi son recato baldanzoso al cinema, mi sono sorbito mezz'ora di trailer e pubblicità (MALADISSA!) e mi sono visto il film. I simpaticoni dell'UCI poi per farsi ancor più ben volere dopo il massacro testicolare hanno pensato bene di accendere le luci sul finale di pellicola, grazie! Coglioni noi che continuiamo a dar dei soldi a quella masnada di imbecilli e per finire lo sfogo complimenti per il rinnovo del sito che fa' più schifo di quello precedente (e non era semplice).

Quindi com'è andata? Non male quanto temevo!

Il film procede tra scene piuttosto adrenaliniche, io un salto sulla poltrona me lo sono fatto, e scene con qualche punto di vista interessante.

Qualche pregio e qualche difetto, il film non ha la coralità del libro, non era possibile, e non cita un disastro di cose però spazia e presenta diverse realtà.

La più grande differenza tra libro e film però è forse concettuale, Max Brooks ama gli zombie e scrive di zombie. Si vede che sìè letto un sacco di cose e s'è visto un sacco di film, attinge ad immagini classiche e non rinnega la storia del genere. Chi ha scritto e diretto il film non ama gli zombie o perlomeno non ci teneva particolarmente a metterli in scena. Si potrebbe sostituire gli zombie con animali impazziti, insetti o mostri alieni cambiando poche righe di script. Forse il suo più grande difetto è che hanno tratto da un libro di zombie di un autore di zombie un film che non è di zombie! Ah e non è neanche un horror.

Qualche difetto nello specifico.
I non morti sono dei velociraptor, non solo per la velocità ma verso il finale cominciano pure a farne versi.
Il protagonista ha una storia che giustifica il suo essere preparato, reattivo e pronto. La moglie no, anzi di lei non sappiamo niente ma si dimostra bad ass molto alla svelta, bastava poco tipo "Ho fatto i boy scout con John James Rambo" "ah, ok!"
Il trucco dei non morti è abbastanza pezzente, si poteva risparmiare qualcosa silurando qualche attore costoso inutile (Favino) e spenderlo in trucchi.
I protagonisti urtano cose o fanno stupidaggini del genere attirando l'attenzione dei non morti in maniera imbarazzante. Forse la cosa è stata solo recitata male però sembra di guardare una commedia tra porte che cigolano cose che sbattono ecc. alla fine questo espediente viene usato troppo spesso.
GLi zombie di solito sono portatori di critica sociale qui la critica è scarsa e i vivi sono solidali e collaborativi anche troppo.
Ultima cosa e più grave di tutte a mio parere.
Un buon film di zombie, o forse un buon film in generale, è quello che ti fa' affezionare a qualcuno e poi lo uccide. Gente qui ne muore a pacchi ma nessuno di cui sentiremo particolarmente la mancanza.

Qualche pregio.
I protagonisti adottano qualche trucchetto tratto dal manuale, poca roba ma qualcosa che può far piacere ad i più attenti.
C'è una discreta visione politica della cosa con le organizzazioni nazionali ed internazionali che per una volta non scompaiono nel nulla.
Chiamano gli zombie, zombie.
C'è una gran morte, un po' ridicola ma davvero bella!
C'è una gran bella scena d'azione (per i non morti) al chiuso anche se conclusa abbastanza male.

Morale World War Z è meglio di tutti i film di Resident Evil e forse pure della Terra dei morti viventi del maestro. Però non vale neanche un quarto del libro e un sacco meno di Shaun of the Dead (su rai4 ieri sera!)

Come sempre guardatevi il film e poi leggetevi il libro!